SOLIDARIETA’ AD ALESSANDRO DELLA MALVA, LAVORATORE E ATTIVISTA NO TAV.

Francesca Frediani, Consigliere regionale, Unione Popolare Piemonte

Esprimiamo solidarietà ad Alessandro Della Malva, operaio della Azimut di Avigliana che, nonostante le buone capacità dimostrate sul lavoro, ha saputo che il suo contratto a tempo determinato non sarà rinnovato dall’azienda.
Il fatto, come riportato dai media, è avvenuto a pochi giorni dalla visita della polizia in fabbrica per notificargli l’obbligo di firma. L’accusa contro Alessandro è di aver temporaneamente bloccato, lo scorso anno, delle attività di trivellazione geognostica. E’ possibile che questa circostanza abbia influito sulla decisione dell’azienda? Se così fosse, ci troveremmo di fronte ad una scelta incomprensibile e anche poco lungimirante: l’attivismo per una causa non ha nulla a che vedere con le capacità professionali e con la condotta sul posto di lavoro.
Per questo motivo auspichiamo che i vertici della Azimut, che in questi anni hanno più volte dimostrato attenzione nei confronti dei lavoratori che hanno contribuito a renderla un’eccellenza valsusina, chiariscano i motivi della loro decisione e valutino di poter ritornare sui loro passi.
Alessandro è rimasto senza lavoro. Il dubbio che quella “visita” da parte delle Forze dell’Ordine in azienda, indubbiamente evitabile o perlomeno procrastinabile in altra situazione e diverso contesto, possa aver influito su questo triste esito getta un’ombra sulla situazione di quanti da anni si espongono in valle contro la devastazione portata dal TAV.
La Nuova Linea Torino-Lione è un’opera inutile, costosa e dannosa che una certa politica italiana persevera nel voler costruire per soddisfare gli interessi dei grandi speculatori che traggono profitti dalle devastazioni dell’ambiente. Chi sceglie di opporsi alla sua realizzazione lo fa con consapevolezza e forte delle sue giuste ragioni, pronto ad assumersi la responsabilità delle sue convinzioni, anche nelle aule dei tribunali che da troppi anni vedono gli oppositori all’opera sul banco degli imputati, in uno scenario di criminalizzazione del dissenso che in Val di Susa sta toccando livelli decisamente spropositati.
Immaginare però che possano esserci anche ripercussioni sulla vita personale e lavorativa di chi manifesta apertamente la sua adesione alla trentennale lotta del movimento No TAV, è francamente inaccettabile.

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