Oggi in Commissione Legalità abbiamo audito i garanti regionali e della Città di Torino delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Bruno Mellano e Monica Gallo. E’ stata l’occasione per tornare a fare il punto su molti aspetti relativi alla gestione sanitaria delle strutture detentive presenti in Piemonte.
Le criticità evidenziate sono molte e dimostrano come siamo ancora lontani da una gestione della sanità penitenziaria consapevole e strutturata da parte del governo regionale e come ancora oggi i detenuti siano soggetti a limitazioni nella possibilità di cura altamente lesive della loro dignità. Basti pensare alla difficoltà di accesso a cure odontoiatriche, che si limitano semplicemente ad estrazioni, o all’impossibilità di partecipare a screening che consentirebbero di intercettare l’insorgenza di malattie.
Non è più possibile, poi, usufruire di farmacie interne agli istituti penitenziari e questo rende complicato e difficoltoso reperire i farmaci.
Particolare attenzione dovrebbe essere data anche all’alimentazione dei detenuti, rispettando le diete vegane e vegetariane e verificando le intolleranze: sono tutti aspetti che possono apparire secondari, ma che incidono pesantemente sulla quotidianità di chi dovrebbe scontare la propria pena conservando piena dignità.


Tema oggetto di grande attenzione, ovviamente, la condizione delle persone con disturbi psichiatrici, con l’approfondimento della ristrutturazione del Sestante ma anche con uno sguardo alla sezione femminile, per qualche tempo indicata come “eccellenza” e meta di detenute in arrivo da altre regioni. Pratica che ad oggi risulta sospesa, a fronte della presa d’atto delle difficoltà strutturali e gestionali presenti.
Gli investimenti sulle strutture penitenziarie non sono più procrastinabili. Serve personalizzare i percorsi di reinserimento, accelerare l’assunzione di personale, destinare risorse alla cura dei disagi e alla difficile gestione della maternità per perseguire il difficile obiettivo di diminuire la recidiva ed iniziare un lungo percorso per liberare le carceri dal sovraffollamento.

Giorgio Bertola

Francesca Frediani


A neanche una settimana dal ritorno in classe la Dad si abbatte come un ciclone sulle famiglie piemontesi. E poi farmacie intasate, lunghe code al freddo nei pochi hub previsti per le scuole e una confusa gestione delle quarantene da parte degli istituti che, stando ad alcune segnalazioni che abbiamo ricevuto, interpretano la circolare ministeriale con metro e giudizio l’uno differente dall’altro.


La pessima congiuntura tra le decisioni del Governo in merito al ritorno in presenza e l’incapacità della Giunta regionale di predisporre adeguati strumenti per far fronte all’impatto di Omicron sui più giovani, sta mettendo in difficoltà molte famiglie piemontesi.
Già durante la seconda ondata abbiamo cercato di tenere alta l’attenzione sulla scuola, cercando di sgomberare il campo da approcci ideologici e posizioni preconcette, con la speranza di organizzare l’emergenza per tempo e con la consapevolezza dei numeri. Ancora oggi prevale invece la confusione: abbiamo già chiesto che la Giunta si esponga enunciando con chiarezza ogni dato relativo ai contagi nelle scuole. Attendiamo che risponda e che prenda immediatamente provvedimenti. A partire dall’assunzione di personale sanitario, medici ed infermieri, come chiedono da mesi i sindacati, proseguendo con il potenziamento dei trasporti e, ultimo aspetto ma non meno importante, mettendo in sicurezza le aule con appositi impianti di areazione e dispositivi di protezione disponibili per tutti

Francesca Frediani

Siamo contrari ad ogni ipotesi di implementazione di nuovi impianti di incenerimento su tutto il territorio piemontese.
Lo abbiamo ribadito oggi in Commissione ambiente durante l’audizione delle associazioni ambientaliste che, insieme a comitati territoriali, hanno espresso tutte le loro perplessità su un modello superato ed insostenibile di gestione dei rifiuti e ribadito l’inutilità di nuovi impianti di incenerimento dei rifiuti in Piemonte.

Siamo al loro fianco nel chiedere il raggiungimento degli obiettivi regionali nella gestione dei rifiuti ed il rispetto del vigente Piano Rifiuti, che non prevede la costruzione di nuovi impianti. Le ipotesi paventate dall’assessore Marnati ci spaventano: non vogliamo vedere bruciare rifiuti né a Novi Ligure, né a Cavaglià né altrove.

Il modello da seguire, lo riaffermiamo ancora una volta, è quello dell’economia circolare, che l’Unione Europea ha adottato nel 2021 e che impone di considerare virtuoso solo una gestione che contribuisce a ridurre i rifiuti al minimo, favorendo un modello di produzione e consumo che implica la condivisione, il riutilizzo, la riparazione, e il riciclo il più a lungo possibile estendendo il ciclo di vita dei prodotti.

Ricordiamo inoltre che ogni cittadino italiano produce in media 488 chilogrammi di rifiuti all’anno, un dato che è sostanzialmente lo stesso del 2013 e che la regione Piemonte è ferma al 64% di raccolta differenziata.

Giorgio Bertola, Consigliere Regionale Movimento 4 Ottobre Piemonte

Abbiamo seguito la vicenda Embraco e l’incredibile sarabanda politica che è stata allestita intorno all’ex stabilimento di Riva di Chieri sin dall’inizio. L’abbandono da parte della casa madre, la delocalizzazione, il bluff di Invitalia, le speranze riposte su un piano di reindustrializzazione mai partito, un ministro assente e il limbo nel quale hanno vissuto per quattro anni più di 400 lavoratori.

Come noto Il Tribunale fallimentare di Torino ha aperto la procedura di licenziamento collettivo per tutti i lavoratori della ex Embraco e a partire dal 23 gennaio scadrà l’ultima cig.

La possibilità che venga attivato un nuovo ammortizzatore sociale “per la rioccupazione” (a quanto noto, presente nella nuova finanziaria) lascia ancora qualche speranza ai lavoratori e alle loro famiglie ma non verrà ripulito il volto di un classe politica che in questa vicenda è risultata totalmente inadeguata, soprattutto nell’ evocare possibili ma del tutto inattuabili piani “B”.

Nessun piano B o C: l’ultimo atto della questione Embraco è rappresentato dalle parole di solidarietà espresse oggi dal Vescovo Nosiglia. Ora non ci resta che vigilare sulle azioni messe in atto per garantire una veloce e adeguata ricollocazione dei lavoratori.

La lezione che l’Italia porta a casa da questa dolorosa vicenda di raggiro protratto e continuato di alcune centinaia di lavoratori è che questo è tutto fuorché il modo in cui si può e deve gestire la politica industriale nel nostro paese.

Francesca Frediani, Consigliere Regionale Movimento 4 Ottobre Piemonte