Emiliano è uno giovane laureato in agraria, vegano, attento e sensibile alle ingiustizie sociali, altruista e gentile, a detta di chi lo conosce bene. Si trova in carcere alle Vallette perché ha manifestato in prima fila contro l’alternanza scuola/lavoro insieme a tanti studenti indignati per la sorte toccata a Lorenzo Parelli, morto a 18 anni a seguito di un incidente avvenuto il 21 gennaio in un’azienda in provincia di Udine.

Emiliano è in carcere come Francesco e Jacopo, a fronte di labili accuse e prima di un regolare processo. Una sorte che non è toccata neanche ai responsabili della morte di Lorenzo.
Con la ridicola scusa della pericolosità sociale si sta armando la giustizia nel suo accanimento verso chi protesta.
La verità è che la detenzione preventiva per ragazzi giovanissimi e incensurati è un abominio. Un’oscenità (a carico della collettività) il cui unico obiettivo è stroncare psicologicamente e fisicamente ogni germoglio di dissenso. Questi ragazzi sono puniti con una durezza inaudita e in anticipo, senza ancora conoscere se e cosa abbiano fatto di sbagliato.

Siamo nauseati dal silenzio assordante di questa città che non si scandalizza neanche più e non reagisce di fronte allo scempio che la Procura sta facendo. Emiliano, Iacopo e Francesco liberi subito

Francesca Frediani

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Consegnato il frigorifero, il nostro impegno continua

Consegnato il frigorifero ai detenuti. Come promesso, siamo riusciti a consegnare un frigorifero da 300 litri ai detenuti del blocco B della Casa Circondariale Lorusso e Cotugno di Torino. Il gesto, non solo simbolico, è stato reso possibile grazie alla raccolta fondi di amici e parenti che hanno voluto dare seguito ad una petizione sottoscritta da circa trenta detenuti.

Il frigo nel carcere grazie alla raccolta fondi

Ci siamo offerti di accompagnare le persone che hanno acquistato il frigo, anche grazie al consenso della direttrice che si è resa disponibile a portare avanti ulteriori istanze affinché questa e altre richieste di buon senso possano venire accolte senza impantanarsi nella burocrazia.

Il nostro impegno quindi non si esaurisce qui: questa iniziativa rientra nel solco della funzione rieducativa e riabilitativa del carcere. La missione ultima è diminuire il tasso di recidiva e reinserire delle persone nella società.

L’ascolto all’interno del carcere, richieste e criticità

Continueremo allora con i mezzi a nostra disposizione, ad attivarci affinché tutto il carcere venga rifornito del numero di frigoriferi necessari e vengano accolte le altre istanze.

Durante la visita, infatti, abbiamo ascoltato le richieste e le criticità sollevate da diversi detenuti.

Non li lasceremo soli e con la solita costanza, continueremo a monitorare la situazione. Continueremo anche ad ascoltare la voce di chi deve trascorrere la privazione di un periodo di libertà che non deve trasformarsi in una privazione della dignità.

Francesca Frediani Consigliere Regionale Movimento 4 Ottobre Piemonte

La Giunta Cirio finanzi l’acquisto di frigoriferi per le carceri piemontesi


Oggi abbiamo inviato una mail alla direttrice della Casa Circondariale Lorusso e Cotugno per sostenere la causa di circa 30 detenuti che, attraverso una petizione, hanno chiesto di potere utilizzare un frigorifero per conservare beni commestibili e deperibili in vista dell’imminente arrivo dell’estate.

Al di fuori delle mura del carcere avere a disposizione un frigorifero è una normale consuetudine ma per i detenuti, conservare del cibo fresco, è ancora un privilegio. Il documento, indirizzato all’ispettorato del Blocco B, denuncia in realtà una condizione di vita in cui, anche per soddisfare un’esigenza elementare, sia necessario uno sforzo notevole o l’apporto delle istituzioni.

Auspichiamo che la direzione del carcere possa accogliere questa semplice richiesta come avvenuto nel carcere di Poggioreale di Napoli in cui ogni cella è stata munita di un frigorifero. L’iniziativa è stata finanziata dall’assessorato alle Politiche sociali della Regione Campania. La Giunta Cirio potrebbe prendere spunto perché tra sovraffollamento e condizioni di vita proibitive, un semplice frigorifero rappresenterebbe una bella boccata d’ossigeno.

Francesca Frediani, Consigliere Regionale Movimento 4 Ottobre Piemonte


Oggi in Commissione Legalità abbiamo audito i garanti regionali e della Città di Torino delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, Bruno Mellano e Monica Gallo. E’ stata l’occasione per tornare a fare il punto su molti aspetti relativi alla gestione sanitaria delle strutture detentive presenti in Piemonte.
Le criticità evidenziate sono molte e dimostrano come siamo ancora lontani da una gestione della sanità penitenziaria consapevole e strutturata da parte del governo regionale e come ancora oggi i detenuti siano soggetti a limitazioni nella possibilità di cura altamente lesive della loro dignità. Basti pensare alla difficoltà di accesso a cure odontoiatriche, che si limitano semplicemente ad estrazioni, o all’impossibilità di partecipare a screening che consentirebbero di intercettare l’insorgenza di malattie.
Non è più possibile, poi, usufruire di farmacie interne agli istituti penitenziari e questo rende complicato e difficoltoso reperire i farmaci.
Particolare attenzione dovrebbe essere data anche all’alimentazione dei detenuti, rispettando le diete vegane e vegetariane e verificando le intolleranze: sono tutti aspetti che possono apparire secondari, ma che incidono pesantemente sulla quotidianità di chi dovrebbe scontare la propria pena conservando piena dignità.


Tema oggetto di grande attenzione, ovviamente, la condizione delle persone con disturbi psichiatrici, con l’approfondimento della ristrutturazione del Sestante ma anche con uno sguardo alla sezione femminile, per qualche tempo indicata come “eccellenza” e meta di detenute in arrivo da altre regioni. Pratica che ad oggi risulta sospesa, a fronte della presa d’atto delle difficoltà strutturali e gestionali presenti.
Gli investimenti sulle strutture penitenziarie non sono più procrastinabili. Serve personalizzare i percorsi di reinserimento, accelerare l’assunzione di personale, destinare risorse alla cura dei disagi e alla difficile gestione della maternità per perseguire il difficile obiettivo di diminuire la recidiva ed iniziare un lungo percorso per liberare le carceri dal sovraffollamento.

Giorgio Bertola

Francesca Frediani

Violenza sulle donne, subito le azioni concrete

Violenza sulle donne e azioni concrete. La giornata internazionale contro la #violenzasulledonne ci porta a riflettere su un fenomeno che continua a destare grande preoccupazione. I numeri, i dati e le testimonianze raccontati durante il Consiglio aperto indicano la necessità di azioni concrete per evitare nuove violenze e nuove vittime.

È evidente che nel meccanismo per il contrasto alla violenza di genere c’è qualcosa che non funziona appieno: nonostante i centri antiviolenza, le case rifugio e tutte le strutture presenti nei territori, la cronaca continua a riportarci quotidianamente casi di violenza.

Forse perché spesso la donna che subisce violenza, anche dopo la denuncia, è costretta a fuggire dal proprio carnefice ed a nascondersi?

Violenza in famiglia. La vicenda di Alex

Non bisogna dimenticare poi i figli che si trovano a vivere e subire un clima familiare carico di aggressività e diventano vittime a loro volta di violenza assistita, quando non proprio vittime di atti estremi. Infatti in questi contesti critici la situazione può degenerare e sfociare in tragedie.

La vicenda giudiziaria di Alex, che arrivato al punto di uccidere il padre violento e oggi assolto perché il fatto non costituisce reato, è la drammatica testimonianza del livello di disperazione e dell’impossibilità di vedere vie d’uscita che si può sperimentare. L’augurio è che Alex e la sua famiglia possano ritrovare serenità dopo questa tragedia.

La violenza e le donne nelle carceri

C’è poi un altro aspetto da considerare: non intervenire sui detenuti condannati per reati di stalking e violenza sulle donne è, come sostiene il garante dei detenuti Bruno Mellano “il vero fallimento delle istituzioni”.

Per prevenire la degenerazione dei reati meno gravi in reati più gravi è necessaria la presa in carico dei detenuti da parte della sanità regionale per evitare recidive e iniziare un percorso di riabilitazione, anche psicologica.

Così come negare l’ascolto tra le mura carcerarie alle detenute che spesso hanno vissuto in contesti di violenza cui rischiano di tornare una volta terminata la pena.

Occorre pertanto ripensare alla riapertura dello sportello anti violenza, per consentire alle donne di essere realmente libere una volta fuori evitando di ritrovarsi nuovamente a convivere con il loro carnefice.

Attività pianificate per il contrasto alla violenza sulle donne

Se non ci impegniamo da subito con azioni concrete, attraverso la predisposizione e il finanziamento di attività pianificare e coordinate , giornate come questa continueranno ad avere solo una valenza simbolica, senza contribuire a risolvere il problema.

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Violenze e condizioni gravi in carcere. Le intercettazioni inquietanti

Violenze e condizioni gravi in carcere. Le violenze fisiche, psicologiche e verbali commesse da alcuni agenti penitenziari del carcere torinese Le Vallette, poi rinviati a giudizio, potrebbero essere ben più gravi di quanto previsto.

Le intercettazione emerse di recente rivelerebbero omissioni, coperture e condizioni di detenzione carceraria sempre più gravi.

Le accuse all’ ex direttore e al capo guardie


L’ ex direttore Minervini e il capo delle guardie Alberotanza erano già stati accusati di aver minimizzato, se non nascosto, i violenti episodi avvenuti tra il 2017 e 2018 nei confronti di almeno 11 detenuti, che furono insultati, picchiati e costretti a leggere i passaggi più imbarazzanti delle loro condanne.


Dalle ultime indagini emerge che il capo Alberotanza avrebbe aiutato e consigliato ad alcuni agenti di omettere le violenze inflitte, per tutelarli e tutelarsi.

Non solo, anche gli insulti ed i pestaggi verso alcuni detenuti sarebbero maggiori rispetto a quanto emerso dalle prime ricostruzioni.

Carcere, ancora lontani dalla funzione rieducative e riabilitative

Le vicende sul carcere torinese fanno riflettere su tutta la fallibilità del sistema penitenziario, che sembra ancora lontano dalle sue funzioni sociali rieducative e riabilitative.


E’ ora più che mai urgente un riforma di fondo degli Istituti Penitenziari, in modo da renderli pienamente operativi nella loro funzione sociale, educativa, integrativa e di comunità.

Francesca Frediani Consigliere regionale Movimento 4 Ottobre