Come si è arrivati alle politiche neoliberiste odierne. Capitolo 1

COME IL NEOLIBERISMO INFLUISCE SULLE NOSTRE VITE PERSONALI E PROFESSIONALI

Un approfondimento a cura di Giorgio Magistrelli, international project manager

Chiedendo venia agli studiosi del settore ed agli economisti, presentiamo una analisi – anche se oltremodo semplificata – di come il neoliberismo condizioni le nostre vite e di come si sia affermato come ideologia economica e politica negli ultimi 50 anni.

1) Introduzione al concetto di neoliberismo: ideologia 

  La storia e la politica ai più appaiono concetti lontani e astrusi, senza un’apparente e diretta connessione con la nostra vita di ogni giorno. Frustrazione, delusione, arrendevolezza e scarsa offerta ideologica spingono molti di noi a rifiutare di capirne anche solo le basi o all’esercitare diritti che diamo purtroppo spesso per scontati, come per esempio il diritto al suffragio universale. Il diritto al voto, per esempio,  è un traguardo democratico per cui per millenni i nostri avi hanno lottato.

È un errore non esercitarlo, anche perché – come disse il politico americano Ralf Nader“Se non ti occupi di politica sarà la politica a occuparsi di te”.

A partire dagli anni Settanta del Secolo scorso, e soprattutto nel decennio successivo con la salita al potere di Ronald Reagan e di Margareth Thatcher, inoltre, l’intreccio da sempre esistente tra finanzia e politica si è ulteriormente rafforzato, a scapito dei principi democratici, della giustizia sociale, delle classi meno abbienti (sempre più estese) e delle piccole e medie imprese.

Le privatizzazioni selvagge e le concentrazioni finanziarie (vedi la prossima acquisizione di MPS da parte di Unicredit…a spese nostre) e industriali ne sono la diretta conseguenza.

Come si arrivati a questo punto e quali sono i fatti storici, economici e politici che ci hanno portato – per esempio – ad avere un altro Presidente del Consiglio non indicato da alcuna forza politica come Mario Draghi e, forse per la prima volta, diretta e aggressiva incarnazione del potere finanziario?

Esisteva una volta la libertà d’impresa, a vari livelli, ed esisteva lo stato sociale, o quantomeno la necessità di ambire ad uno stato sociale che soddisfasse i principi primari e basilari di tutela (salute, istruzione, trasporti pubblici, energia, difesa, ecc.).

Esisteva il sistema bancario parallelo a quello finanziario. Poi quest’ultimo ha preso il sopravvento.

Su tutto.

Quando e come è successo e che cos’è il neoliberismo?

Il liberismo

Una premessa è necessaria, soprattutto per districarsi tra concetti all’apparenza simili che si sono a mano a mano sovrapposti (e a ciò si aggiunge anche la fantasia italica, che non manca mai).

Secondo l’enciclopedia Treccani  con liberismo si intende “in senso ampio, un sistema imperniato sulla libertà del mercato, in cui lo Stato si limita a garantire con norme giuridiche la libertà economica e a provvedere soltanto ai bisogni della collettività che non possono essere soddisfatti per iniziativa dei singoli (in tal senso è detto anche liberalismo o individualismo economico); in senso specifico, libertà del commercio internazionale o libero scambio, contrapposto a protezionismo”.

PS. Se siete arrivati fino a qui, bene. Se temete che le prossime righe possano essere un po’ pesanti, fate come me quando lavoro o studio e voglio circondarmi di un’atmosfera comunque piacevole. Mettete un po’ di musica contemporanea all’epoca di cui parliamo.

E’ la seconda metà del 1700: il nostro prossimo personaggio sicuramente ascoltava le partiture di Mozart.

Il concetto di liberismo nasce con Adam Smith, il fondatore della scienza economica moderna, che applica all’economia il principio del lassez faire.

In soldoni (è proprio il caso di dirlo) nessun ostacolo – come dazi, privilegi, monopoli, regolamentazioni – deve frapporsi tra l’impresa e il mercato, che secondo Smith si regola benissimo da solo, grazie a una “mano invisibile”. “The Wealth of Nations” (“La ricchezza delle Nazioni” 1776) è il suo testo di riferimento, utile per capire come il capitalismo si è sviluppato sino ad oggi.

  In inglese si usa il termine “liberalism”; da noi non è cosi’ semplice. In italiano, dato che siamo sempre speciali “liberismo e liberalismo non hanno lo stesso significato: mentre il primo è una dottrina economica che teorizza il disimpegno dello stato dall’economia , il secondo è un’ideologia politica che sostiene l’esistenza di diritti fondamentali e inviolabili facenti capo all’individuo e l’eguaglianza dei cittadini davanti alla legge (eguaglianza formale). Si tratta, a detta di Luigi Einaudi, massimo esponente della “Scuola di Torino” e Presidente della Repubblica di un errore compiuto da Benedetto Croce.

Saltando a piè pari il XIX secolo e se ci si permette una semplificazione neanche troppo azzardata le teorie di Smith si schiantarono contro il muro della crisi del 1929: il mercato non era stato capace di regolarsi da solo.

Mettiamo su  When You’re Smiling di Louis Armstrong o “Black Beauty” di Duke ELLINGTON e vediamo come negli Stati Uniti si è usciti dalla prima crisi mondiale del capitalismo.

Dal liberismo al neoliberismo attraverso Keynes: il “buco pieno e il buco vuoto”

Proprio la crisi del 1929, derivata da varie cause, tra cui speculazione incontrollata, sovrapproduzione e continua espansione del credito, mise in crisi il sistema liberista tanto decantato da Smith. La soluzione americana, concretizzatasi nella politica del New Deal di F.D.Roosevelt trasse ispirazione anche dalle teorie di John Maynard Keynes. Semplificando al massimo, Roosevelt pose le finanze pubbliche al servizio della ripresa economica, al fine di incrementare consumi e investimenti.

Pur ammettendo che “buco pieno e buco vuoto” possa sembrare non solo irrispettoso ma addirittura prosaico – cosi’ mi venne spiegato Keynes dal mai troppo compianto professor Vincenzino Caramelli (e non me lo sono più dimenticato). In sostanza, vennero investite ingenti risorse nelle infrastrutture pubbliche a sostegno dell’iniziativa privata, come strade, ponti, ferrovie, ma anche scuole e ospedali, ma anche in attività non essenziali, al fine di rimettere il denaro in circolo nell’economia (al contrario delle pratiche fallimentari e deflattive precedenti): lavoratori pagati anche per scavare buche e poi riempirle di nuovo. I loro salari avrebbero rimesso in moto l’economia e disinnescato potenziali bombe sociali che nel resto del mondo stavano portando al potere regimi autocratici. E ciò anche a scapito del pareggio di bilancio e al conseguente incremento del deficit pubblico.

Vennero anche approvati interventi legislativi determinanti quali l’istituzione della SEC, l’ente regolatore dell’attività borsistica e il Glass-Steagall Act. Quest’ultimo fu fondamentale per ragioni sia finanziarie che etiche: dividere le attività delle banche commerciali dalle attività delle banche d’investimento.

Forse qualcuno ricorda chi lo ha proposto anche in Italia di recente?