IL FUTURO DEL PIEMONTE NON MERITA VISIONI VECCHIE E FUORI DAL TEMPO. BASTA PARLARE DI OPERE DEVASTANTI COME VOLANO DI CRESCITA!

Francesca Frediani, Consigliere regionale, Unione Popolare Piemonte


Ancora dichiarazioni da parte del Presidente Cirio che descrivono il Piemonte come “snodo d’Europa” grazie al corridoio Lisbona – Kiev e Genova-Rotterdam. I soliti slogan, nemmeno aggiornati alla luce delle recenti vicende internazionali, che delineano un quadro grottesco e distante anni luce dai problemi nevralgici e sistemici che hanno causato il deterioramento del tessuto produttivo italiano e piemontese, creando degrado e sfruttamento degli ecosistemi, impoverimento della classe lavoratrice e depauperamento delle competenze dei territori. L’ingombrante caso Embraco, la vicenda ex Karcher, la crisi del settore delle telecomunicazioni rappresentano solo alcune fra le tante testimonianze del fallimento delle politiche produttive della politica.

La pandemia che ci siamo lasciati alle spalle ha poi fatto emergere l’urgenza di investire nella sanità pubblica, nella medicina di prossimità, nella ricerca scientifica. Qui il Piemonte, con le sue solide competenze, avrebbe tutte le carte in regola per emergere come leader, offrendo prospettive di qualità anche per i nostri giovani, costretti sempre più frequentemente a fuggire all’estero.
Sui cambiamenti climatici siamo poi ad un punto critico in cui la comunità internazionale e le istituzioni locali sono obbligate ad agire rapidamente e congiuntamente per ridurre le emissioni di gas serra, proteggere l’ambiente e garantire un futuro alle nuove generazioni. Se non si adottano misure sufficienti le conseguenze saranno irreversibili per la vita sulla Terra.
Per queste ragioni le favole del corridoio Lisbona Kiev e di tutte quelle opere faraoniche e insostenibili come il Ponte sullo Stretto e la Torino Lione, volano dell’economia e faro del progresso globale, risuonano come dischi rotti e narrazioni distaccate dalla realtà. Senza considerare, poi, che al di là delle Alpi stanno da tempo manifestando segnali precisi di disinvestimento rispetto alla nuova linea ad alta velocità.
Serve investire sulla sanità e sull’istruzione pubblica, sul trasporto locale, sulla ricerca scientifica, sul benessere e sulla salute delle comunità, sul patrimonio culturale, sulla tutela dei territori e degli ecosistemi, diversificando gli investimenti su piccole e medie opere. La Torino Lione è agli antipodi di tutto questo.

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